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Facebook Shops e Google Shopping sfidano Amazon. Nell’articolo i motivi per cui è bene creare shops sui social e comparire su Google Shopping, ma senza mai dimenticare l’importanza dell’e-commerce proprietario.
I recenti avvenimenti hanno portato a un’eccezionale crescita degli acquisti online. Amazon, che è la piattaforma per eccellenza della vendita online, ha avuto mesi frenetici ed è arrivata a valere 200 miliardi.
Non è tardata ad arrivare la risposta di altre due big tech, Facebook e Google. A maggio Facebook ha lanciato Facebook Shops, una nuova sezione che funge da vetrina online per le realtà commerciali, senza alcuna commissione. Nel frattempo, Google ha reso gratuito Google Shopping, il servizio che da più di otto anni consente agli utenti di cercare, visualizzare e confrontare prodotti, cliccando nell’area dedicata o vedendoli comparire nella pagina dei risultati del motore di ricerca.
Entrambe le iniziative, che hanno lo scopo di dare supporto ai dettaglianti provati dai lunghi periodi di chiusura, in un modo o nell’altro vogliono scalzare Amazon dal suo monopolio. Facebook si lancia a gamba tesa sul social commerce, mentre Google, rendendo gratuito il canale Shopping, vuole aumentare in maniera esponenziale i prodotti presenti sulla piattaforma e recuperare il terreno perso nelle ricerche online di prodotti (Amazon è in testa).
Approfondiamo ora brevemente come funzionano questi due canali e vediamo il loro rapporto con l’e-commerce proprietario.
Come creare uno shop su Facebook
Creare degli store online su Facebook è davvero molto semplice e intuitivo e la piattaforma accompagna gli utenti nell’impostazione con una procedura guidata. Basta disporre di un account e di una pagina aziendale su Facebook.
Dalla pagina si clicca sull’opzione Shop e una volta impostata anche la “category business”, si può creare la lista dei prodotti del proprio negozio (attenzione, ci sono prodotti “vietati” come alcool, armi, animali ecc.). La creazione della scheda di ogni prodotto avviene tramite inserimento manuale, a meno di non avere shop online su Shopify o BigCommerce (e in quel caso li si può sincronizzare).
Si inseriscono elementi come titolo, descrizione, prezzo, condizioni (nuovo/usato), eventuali sconti e in più foto e video, inventario (integrato con la gestione degli ordini, al momento disponibile solo negli USA). I prodotti possono essere poi organizzati in raccolte.
Facebook, tramite integrazioni con Paypal e Messenger, sta lavorando per fare in modo che l’utente non esca mai dalla piattaforma. Al momento solo negli USA, in Italia l’utente quando seleziona un prodotto viene rimandato sul sito del venditore o contattato tramite messaggio privato. Facebook Shops può inoltre essere integrato in Instagram e con Whatsapp Business.
Facciamo un breve riepilogo su quali sono i vantaggi e gli svantaggi di creare uno shop su Facebook, rispetto a un e-commerce proprietario.
Vantaggi:
- gratuità
Creare uno shop online su Facebook è gratuito. La piattaforma non richiede fee e commissioni (a differenza di Amazon che chiede le spese per l’apertura dell’account e una percentuale delle vendite) e non ha limitazioni di utilizzo. In questo modo chi non può pagare un e-commerce professionale ha la possibilità di crearsi uno spazio online
- ispirazione
Facebook Shops ha il vantaggio di ridurre il più possibile la distanza tra l’utente social e il suo alter ego consumatore sugli e-commerce. Ad oggi la piattaforma social che meglio mette in connessione l’utente social con il suo animo consumer è Instagram. Facciamo presente che il 45% della popolazione mondiale è attiva sui social e accede da mobile (fonte: We are Social). In Italia il 57% della popolazione totale, con due ore di media al giorno spese sui social.
Svantaggi:
- non si raccolgono dati di Prima Parte
Per Facebook questi store sono un vantaggio, perché viene a conoscere anche le preferenze di acquisto degli utenti. Ma per il venditore, che ha a disposizione statistiche sulle vendite, visite ecc, si tratta di dati aggregati che non gli permettono di profilare l’utente. Si trova quindi impossibilitato a mappare il suo customer journey ed attuare di conseguenza iniziative di personalizzazione
- assortimento limitato
I prodotti (a meno che non si abbia un e-commerce su Shopify o Big Commerce) vanno inseriti e aggiornati manualmente. Per le realtà che hanno un catalogo esteso non è sostenibile. Si consiglia di usarlo solo per i best sellers o i prodotti per l’acquisto d’impulso. Poi consideriamo che le informazioni di prodotto sono limitate e standardizzate rispetto a un e-commerce ed è difficile differenziarsi dalla concorrenza.
Facebook Shops è un ottimo veicolo promozionale, ma non deve sostituirsi a un e-commerce, bensì contribuire a traghettare gli utenti sulla piattaforma proprietaria.
Come comparire su Google Shopping
Come scritto di recente in un post da Bill Ready della divisione Commerce, Google Shopping diventa gratuito. Questo vuol dire che gli annunci con le schede prodotto possono comparire su Google indipendentemente dal fatto che si faccia pubblicità su Google o meno.
Si tratta di annunci che includono informazioni dettagliate sul prodotto (immagine, prezzo, nome del commerciante ecc.): attenzione, Google Shopping NON è un e-commerce, ma è un motore di ricerca specializzato nel trovare prodotti in linea con le chiavi di ricerca utilizzate dall’utente. Li mostra nella sezione dedicata o li fa comparire sulla SERP. Aiuta quindi a “traghettare” gli utenti sui siti dei rivenditori.
Ovviamente gli annunci a pagamento (legati ad advertising a pagamento e sponsorizzati) figureranno sempre in cima ai risultati o in fondo alla pagina, così come succede per quanto riguarda per i siti che usano Google Ads. Ma le campagne a pagamento possono essere ampliate con elenchi gratuiti, le Google shopping organiche, con un incremento della visibilità per il dettagliante.
Amazon è la piattaforma più utilizzata per le ricerche online di prodotti, ma questa novità potrebbe far pendere l’ago della bilancia a favore di Google. Sempre più rivenditori saranno incoraggiati a caricare prodotti su Google Shopping e di conseguenza gli utenti quando sono alla ricerca di un prodotto e vogliono confrontare il prezzo di vari rivenditori si orienteranno su Google, che avrà un bacino molto ampio di scelta.
Con tempo ci saranno dei contro: con aziende posizionate all’interno della SERP con più prodotti, quest’ultima si saturerà prima e ci sarà un aumento dei costi per le attività di posizionamento.
Come funziona?
Come spiegato da Google, bisogna creare un account Google Merchant Center (se già usi Google Ads non serve!) e caricare i feed di prodotti, utilizzando gli specifici markup di dati strutturati per mostrare i prodotti sulle piattaforme Google.
Le Google Shopping “organiche” saranno alimentate dai feed di dati caricati e compariranno in risposta alle query degli utenti, quando in linea con i prodotti in catalogo. Sempre dal Google Merchant Center è possibile vedere i click sugli annunci senza sponsorizzazione, allo stesso modo con cui si possono controllare per le campagne a pagamento.
Sì ai canali complementari, ma il fulcro resta l’e-commerce
Piattaforme di terzi come Facebook Shops e Google Shopping devono essere contemplate come canali complementari che vanno a traghettare i consumatori sull’e-commerce. In pratica, se hai un e-commerce, ti porti il prospect “a casa tua”, dove puoi misurare direttamente le interazioni e raccogliere dati di Prima Parte.
Se agli analytics integri la Content Intelligence, si ha una chiara panoramica di quali sono i contenuti che funzionano di più e delle caratteristiche che li contraddistinguono (editoriali ma anche di prodotto) che maggiormente incontrano il gusto di ogni singolo utente.
Sta prendendo sempre più consapevolezza l’importanza delle piattaforme proprietarie rispetto ad altri canali. È il caso di Moncler. Fino a poco fa il retailer di lusso gestiva le sue operazioni di e-commerce con Yoox Net-a-Porter Group, mentre ora ha deciso di gestire direttamente il proprio e-commerce.
Il fulcro della sua strategia digitale, che mira a raddoppiare la propria quota di business nell’arco dei prossimi tre anni, è una nuova piattaforma e-commerce omnichannel che presenterà un approccio innovativo al cliente. L’obiettivo è offrire un’esperienza sempre più personalizzata ed è possibile solo con i dati di Prima parte che solo un canale proprietario può raccogliere.
Il motivo che ha spinto Moncler (e anche altri brand) ad abbandonare marketplace/piattaforme di terzi è stata proprio la volontà di raggiungere in maniera più diretta e immediata la propria nicchia di mercato, tramite l'e-commerce.
L’e-commerce è la soluzione: come gestirlo al meglio
Ok, l'e-commerce è la soluzione. Ma qual è il punto di partenza per una corretta gestione di una vetrina online proprietaria?
Bisogna riuscire a organizzare gli elementi che vanno a completare le schede prodotto,
ovvero asset e informazioni di prodotto.
Sappiamo che più una scheda è completa, maggiori possibilità ha di convertire. Ma le aziende spesso non sanno recuperare all’occorrenza il materiale che serve perché è custodito in silos (strumenti di marketing, di prodotto, repository locali, mail ecc.).
Per questo la soluzione è centralizzarle in un unico strumento, in cui siano classificabili a partire dal codice prodotto. Integrandolo al proprio e-commerce, poi diventa davvero semplice recuperarli con una chiamata e costruire le pagine prodotto che servono o organizzare velocemente i dati per esportarli in piattaforme di terzi (vedi Amazon ma anche Google Shopping), con i markup già strutturati per quei canali.
Forrester nella ricerca “Prepararsi all’era Phygital” (qui per prenotare la copia) ha individuato nelle piattaforme che integrano nativamente funzionalità di DAM (Digital Asset Management) e di PIM (Product Information Management) gli strumenti più efficaci per affrontare le esigenze di mercato.
I vantaggi, per chi ha un e-commerce, si misurano in:
- organizzazione coerente di asset e informazioni di prodotto, che sono recuperabili con un click
- il materiale è trasversale ai vari team e si facilitano i flussi di lavoro per produrli
- esportazione velocizzata dei feed di dati
- aggiornamento simultaneo per via della sincronizzazione della piattaforma con i canali
Ti abbiamo spiegato l’importanza di creare shops su Facebook e di comparire su Google Shopping, ma ricorda che senza vetrine organizzate correttamente sull’e-commerce proprietario rischi di vanificare tutti i tuoi sforzi.