L’Intelligenza Artificiale al servizio del Content Marketing: cosa succede?

Intervista a Roberto Marmo, Data Scientist e professore di Informatica

Con un’astrazione mentale germogliata ancora nell’Ottocento, l’idea di una macchina capace di ragionare come un cervello umano ha attraversato il secolo scorso come un “sol dell’avvenire”.

Nel 1950 per la prima volta si è cercato di riprodurre un neurone biologico con un neurone matematico, in grado di ricalcare il comportamento della cellula umana con una formula matematica. Quest’ultimo, alla base dell’attuale rete neurale (Deep Neural Network), deve però, per poter riprodurre il cervello che ha milioni di neuroni collegati tra di loro, “lavorare” in egual numero ma col computer arriviamo al massimo a 100k di neuroni matematici. Per avere una potenza paragonabile bisogna quindi aspettare il computer quantistico.

All’interno del grande “cerchio” che è l’AI, troviamo al suo interno altri “cerchi” più piccoli, il Deep Learning e il Machine Learning, strutture di apprendimento profondo che riconoscono informazioni da grandi moli di dati e imparano da essi.

Di sicuro vi sono sempre più soluzioni che mettono gli algoritmi AI al servizio del Content Marketing. Una di queste è la Content Intelligence di THRON: i suoi motori AI classificano i contenuti ricavando poi dati sugli interessi degli utenti dall’analisi dei loro comportamenti, informazioni da sfruttare per migliorare la produzione editoriale e personalizzare la comunicazione.

Visto che tra qualche anno, secondo Gartner, il 20% dei contenuti saranno creati dall’AI, abbiamo chiesto al prof. Roberto Marmo, che dal 1999 si occupa di reti neurali e AI, quale sarà il futuro della creatività umana e in che modo i nuovi strumenti tecnologici potranno potenziarla.


D: Che tipo di relazione potrà mai instaurarsi tra l’Intelligenza Artificiale e la comunicazione che un’azienda rivolge ai suoi interlocutori? Secondo Lei la tecnologia sarà al servizio della creatività umana oppure arriverà a sostituirla?

R: L’Intelligenza Artificiale può fornire strumenti sofisticati per creare nuove forme di comunicazione, per dar vita ad approfonditi schemi di personalizzazione per parlare ad ogni interlocutore secondo i suoi specifici interessi. Ma si tratta di strumenti da dirigere, da indirizzare con il supporto di una persona esperta, perché i risultati forniti sono ancora piuttosto limitati, per quanto innovativi rispetto a pochi anni fa.

Finora la creatività umana resta insuperabile, il suo meccanismo di produzione delle idee è ancora da scoprire in ogni dettaglio, per cui non si può facilmente riprodurre con una rete di neuroni simulati in un computer. Magari tra qualche decina di anni il progresso della tecnologia hardware potrà fornire nuove generazioni di computer molto più potenti. Per ora la creatività resta una caratteristica umana che può essere potenziata con gli strumenti digitali. È per questo che si parla di Augmented Intelligence.

 

D: Qual è il ruolo dei dati nell'universo dell'Augmented Intelligence? E come possono essere attivati in modo da risultare utili al business?

R: Il ruolo della qualità del dato è sempre importante, anche nell'Augmented Intelligence. Se c’è molta spazzatura, discrepanza, mancanza di ciò che serve nei dati anche il risultato è molto scadente, nonostante sia stato ottenuto con tecniche avanzate. Pertanto, il primo passo consiste nella verifica della quantità e qualità dei dati, poi il loro uso dipende dal tipo di business, ormai ci sono centinaia di casistiche cui ispirarsi.

 

D: Secondo Lei qual è il valore di una strategia di Content Marketing data-driven? 

R: L’analisi dei dati fornisce ormai una forte personalizzazione dei contenuti, in modo da creare qualcosa da fornire al momento giusto, nel posto giusto, con le parole giuste alla persona giusta. Altri aspetti della strategia data-driven riguardano: l’osservazione dei contenuti creati dall’utente per aiutare la personalizzazione descritta precedentemente, capire quali sono i contenuti più o meno diffusi online e per quale motivo, studiare quelli creati dalla concorrenza, sia per difendersi da forme di concorrenza sleale sia per fare meglio del concorrente e anticiparne le mosse.

 

D: Vista la disponibilità di diversi tools di AI da applicare al Content Marketing, secondo Lei quale sarà il futuro dei creatori di contenuti? 

R: Chi vuole creare contenuti avrà tanto da fare, non sarà sostituito da forme di Intelligenza Artificiale nel breve periodo, perché la creatività umana è ancora misteriosa, affascinante, complessa, impossibile da riprodurre. Il loro futuro vedrà sempre più la disponibilità dei tool per trovare contenuti, verificare come sono organizzati, quali sono le caratteristiche vincenti, da dove viene un contenuto e chi lo ha creato.

Per cui chi crea contenuti deve aggiornarsi su questi nuovi strumenti al fine di migliorare il suo lavoro, solo con l’aggiornamento non verrà superato da chi, invece, conosce a fondo queste potenzialità. Conviene seguire in particolare gli strumenti per creare nuovi contenuti in maniera automatica, attualmente i risultati sono interessanti ma ancora lontani dal riprodurre la creatività umana, essi possono creare frasi per leggere una tabella di numeri, non possono ancora spiegare le motivazioni del fenomeno, non possono scrivere una critica o un ragionamento. Ma i miglioramenti sono continui e l’offerta aumenta, per cui è meglio aggiornarsi.